Bentornati su capitalmente, il vostro blog di finanza personale che, un articolo alla volta, cerca di farvi capire cosa sono i fondi pensione, quale comparto scegliere e oggi cerca di mettere la parola FINE alla domanda se conviene lasciare il TFR in azienda oppure nel fondo pensione.

Premetto che mi ero già dato una risposta tempo fa e infatti da un paio di anni il mio TFR è investito in un fondo pensione di categoria, però scrivendo l’articolo e costruendo le tabelle di confronto, ho capito ancora quanto l’argomento sia importante per il nostro futuro… ma andiamo diretti al punto e vediamo se conviene lasciare il TFR in azienda oppure nel fondo pensione?

Cos’è il TFR

Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) è una prestazione economica riconosciuta ai lavoratori dipendenti come emolumento aggiuntivo rispetto allo stipendio ordinario.

Il TFR è un elemento retributivo di tipo differito, che spetta al lavoratore dipendente all’atto della cessazione del rapporto di lavoro, al di là della tipologia di recesso.

Ne hanno diritto tutti i lavoratori subordinati, occupati con un contratto a tempo indeterminato o determinato, compresi i lavoratori part-time.

Immagina il TFR come un salvadanaio che il tuo datore di lavoro inizia a riempire dal primo giorno in cui inizi a lavorare per lui. Ogni mese, una piccola parte del tuo stipendio viene messa in questo salvadanaio invece di essere pagata direttamente a te. Questo denaro viene conservato e continua a crescere per tutto il tempo in cui lavori per l’azienda.

La rivalutazione del TFR in azienda

Per quanto riguarda la rivalutazione del TFR, essa avviene su base annuale, tenendo conto di una serie di indici di riferimento previsti dalle normative di legge.

Il meccanismo non è banale da spiegare ma, grazie al contributo di mia moglie Silvia, consulente del lavoro per 20 anni, proverò a schematizzarlo per renderlo semplice da capire.

TFR rivalutato = TFR accantonato × (1 + 1,50% + (75% × variazione indice ISTAT ) )

La variazione è calcolata ed applicata rispetto al mese di dicembre dell’anno precedente.

La rivalutazione è soggetta a tassazione. A decorrere dal 1° gennaio 2015 sono cambiate le modalità di tassazione del TFR (L. 190/2015) per cui la rivalutazione è soggetta all’imposta sostitutiva del 17%.

Calcolo della media di rivalutazione

Per calcolare la media storica ho estratto i dati dal sito lavorofacile.it, in questa tabella abbiamo a disposizione i dati dal 1996 al 2023.

Sebbene gli andamenti pregressi non siano indicatori di quelli che saranno gli andamenti futuri, 27 anni rappresentano un periodo decisamente buono per estrarre una media.

Nel calcolo non ho applicato la rivalutazione sul primo anno, negli anni successivi ho poi applicato regolarmente rivalutazione e tassazione.

Tabella per il calcolo della Tasso medio di rivalutazione del TFR

La percentuale di rivalutazione media è pari a 2.45%, vi allego il file Excel usato per questo articolo in modo che possiate analizzare le formule.

Siccome per il fondo Fon.Te ho dati storici “solo” di 10 anni, dal 2013 al 2022, ho provato a calcolare la media di rivalutazione del TFR in azienda/INPS sullo stesso periodo. In questo modo però la media scende a 2.36%, ho quindi preferito usare la media del periodo più lungo.

La rivalutazione del TFR nel fondo pensione

Il TFR viene rivalutato in base al comparto selezionato e all’andamento del mercato, per questo esempio userò i dati del mio fondo di categoria, il fondo Fon.Te, e il comparto Azionario, che Fon.Te chiama Dinamico.

Come ho già spiegato in passato, ogni fondo/comparto può avere un rendimento diverso e quando scegliete un comparto del fondo pensione, se avete un lungo periodo davanti, la scelta no-brainer è il comparto azionario che sul lungo periodo “assicura” i rendimenti migliori.

Per calcolare i rendimenti userò gli stessi dati storici a 10 anni dell’articolo “Conviene un fondo pensione chiuso o aperto“, in questo caso il rendimento del fondo è pari a 5.05%

Un riepilogo dei dati

Un riepilogo dei dati di partenza

Il fondo pensione stravince

Il confronto non lascia spazio a molte interpretazioni, il TFR sul fondo pensione ha un rendimento di gran lunga a quello lasciato in azienda/INPS.

In virtù dell’interesse composto la differenza sulle percentuali, che ricordo non sono predittive per il futuro ma ci danno un’idea di quello che è successo in passato, è evidente che il comparto azionario del fondo pensione riesce a fare crescere i nostri soldi molto più velocemente.

Conviene lasciare il TFR in azienda oppure nel fondo pensione - Confronto rendimento (senza tasse) senza contributo datore di lavoro

  • Dopo 10 anni – Fondo (39.115 €) Azienda/INPS (33.931 €)
  • 20 anni – Fondo (103.134 €) Azienda/INPS (77.153 €)
  • 30 anni – Fondo (207.911 €) Azienda/INPS (132.212 €)
  • 40 anni – Fondo (379.397 €) Azienda/INPS (202.350 €)

Vedete come, per effetto dell’interesse composto, dopo 40 anni si arriva ad avere quasi il doppio sul fondo pensione.

Ma vediamo cosa succede se considero anche la tassazione agevolata del fondo pensione.

La tassazione agevolata del fondo pensione aumenta le differenze

Ho già spiegato come funziona la tassazione dei fondi pensione, che va da un massimo del 15% ad un minimo del 9%.

Il TFR lasciato in azienda/INPS è soggetto a una tassazione separata, pari alla media dell’IRPEF degli ultimi 5 anni di lavoro: in questa caso l’aliquota minima è del 23% e l’aliquota massima del 43%.

La tassazione non viene applicata alla quota già rivalutata, per la quale, di anno in anno, si è già pagata la tassazione del 17%.

In questo esempio trovate la tassazione effettiva del fondo pensione, mentre per il TFR lasciato in azienda, siccome varia da caso a caso, trovate una colonna con la tassazione minima al 23% ed una colonna che potete cambiare con la tassazione che volete (io nell’esempio ho messo il 30%).

Conviene lasciare il TFR in azienda oppure nel fondo pensione - Confronto con tassazione

  • Dopo 10 anni – Fondo (33.248 €) Azienda/INPS (27.116 €)
  • 20 anni – Fondo (89.211 €) Azienda/INPS (63.524 €)
  • 30 anni – Fondo (186.081 €) Azienda/INPS (111.768 €)
  • 40 anni – Fondo (345.251 €) Azienda/INPS (175.091 €)

Ovviamente, per effetto della tassazione agevolata del fondo, il confronto è ancora più sbilanciato dalla parte del fondo pensione.

Tra l’altro il divario si amplia ulteriormente nel caso in cui la tassazione applicata sia superiore al 23% (cosa probabile e che vi auguro visto che, quando andrete in pensione, dovreste avere una retribuzione più alta del minimo previsto per la tassazione al 23%).

…e se aggiungo il contributo del datore di lavoro?

Se poi vogliamo far pendere ulteriormente la bilancia dalla parte del fondo pensione (tra un po’ la bilancia rischia di rompersi talmente il confronto è sbilanciato) vediamo cosa accade se applico il contributo “gratuito” del datore di lavoro, che si applica se il dipende versa il contributo volontario (anche minimo).

Nel caso del mio fondo pensione il contributo del datore di lavoro è del 1% della voce Retribuzione Minima Lorda (che in questo esempio imposto a 2000 €). Vi ricordo che il contributo del datore di lavoro si applica solo nei fondi pensione chiusi e solo se il dipendete versa il contributo volontario.

Conviene lasciare il TFR in azienda oppure nel fondo pensione - Confronto con tassazione e contributo datore di lavoro

  • Dopo 10 anni – Fondo (35.950 €) Azienda/INPS (27.116 €)
  • 20 anni – Fondo (96.460 €) Azienda/INPS (63.524 €)
  • 30 anni – Fondo (201.202 €) Azienda/INPS (111.768 €)
  • 40 anni – Fondo (373.307 €) Azienda/INPS (175.091 €)

Credo che questi numeri non abbiano bisogno di commenti e chiariscano a tutti se conviene lasciare il TFR in azienda oppure nel fondo pensione.

Io da ormai 2 anni ho optato per il fondo pensione e, in tutta onestà, mi mangio le mani ogni giorno per non averlo fatto prima.

NB: vi ricordo che la scelta del comparto è determinante, se aderite al fondo pensione ma poi scegliete un comparto più cautelativo o addirittura garantito, i rendimenti saranno diversi.

Sul lungo periodo la scelta del comparto azionario da maggiore volatilità ma quasi sicuramente darà maggiori rendimenti, valutate quindi bene il comparato in fase di adesione.

Con il foglio Excel che allego potete fare la stessa simulazione indicando, per il vostro fondo pensione, il rendimento mensile storico che desiderate.

Ricordatevi che l’articolo non rappresenta una sollecitazione all’investimento ma è una mia opinione basata su dati e studi condotti nel tempo.

Anche per oggi è tutto, se avete dubbi lasciate pure un commento, spero di rivedervi presto su capitalmente, il vostro blog di finanza personale a porta di click.