Bentornato su Capitalmente, se oggi sei qua avrai sentito parlare anche tu dell’ipotesi dei mercati inelastici di Michael Green, in inglese Inelastic Market Hypothesis.
In questo blog e sul canale Youtube ti ho parlato di finanza personale, del perché investire in ETF e quindi trovo giusto affrontare i temi sollevati dall’ipotesi dei mercati inelastici di Michael Green.
Di recente ho ascoltato una puntata del podcast The Rational Reminder nella quale veniva proprio discussa ipotesi dei mercati inelastici di Michael Green, ho ascoltato la puntata con grande interesse perché i temi toccati da Michael Green sono veramente interessanti.
Premetto che l’ipotesi dei mercati inelastici di Michael Green, seppur esponga diversi elementi interessanti e condivisibili, dal punto di vista del risparmiatore non comporta alcun cambiamento, ma da spunto ad alcune considerazioni interessanti che adesso vedremo insieme.
Chi è Michael Green
Michael Green, noto anche su Twitter come Professor Plum 99, è un analista finanziario di rilievo e attualmente ricopre il ruolo di Chief Strategist presso Simplify Asset Management.
È particolarmente noto per la sua Inelastic Market Hypothesis (IMH), in italiano ipotesi dei mercati inelastici, una teoria che ha suscitato notevole interesse nel settore finanziario e che parla della distorsione del mercato generato dai fondi di investimento passivi (Index Fund e ETF).
Quali sono i problemi evidenziati dall’ipotesi dei mercati inelastici di Michael Green
Michael Green sostiene che i fondi indicizzati stanno creando problemi strutturali nei mercati finanziari, questi fondi, crescendo rapidamente e a dismisura, rendono i mercati più fragili.
La loro crescita esponenziale influisce sulla capacità dei prezzi di cambiare in risposta a variazioni di domanda e offerta.
In America la quota dei fondi a gestione passiva hanno da tempo superato quelli a gestione attiva e anche nel resto del mondo la stessa tendenza è in atto.
Secondo Green, l’incontrollata e inarrestabile crescita degli l’investimenti passivi può portare ad un collasso finanziario mai sperimento prima, anche dell’ordine del 85%.
L’ipotesi dei mercati inelastici non prevede un’apocalisse finanziaria imminente, ma avverte che la fragilità crescente dei mercati potrebbe portare a risultati disastrosi.
Cosa può deve fare il singolo investitore
Michel Green suggerisce che, nonostante le criticità, gli investitori individuali continuino a investire in fondi passivi perché allo stato attuale sono quelli che garantiscono i maggiori rendimenti.
Sostiene inoltre che i fondi attivi non riescono più a battere quelli passivi (come Index Fund ed ETF) non tanto per l’incapacità dei gestori ma quanto per la distorsione che questi strumenti passivi stanno portando.
In futuro sarà sempre più difficile per un fondo attivo sovraperformare un ETF, per questa ragione l’investitore comune non può far altro che continuare ad investire in ETF.
Tuttavia, sottolinea l’importanza di un intervento regolamentare per risolvere i problemi strutturali creati dall’eccessiva crescita dei fondi indicizzati.
Alcune considerazione sull’ipotesi dei mercati inelastici di Michael Green
E’ un dato di fatto che l’aumento degli investimenti in fondi indicizzati e ETF, come filosofia “buy and hold” riduce notevolmente la liquidità del mercato.
Questo problema, già noto e discusso da tempo, ha già mostrato i suoi effetti e potrebbe avere conseguenze significative, poiché tende a gonfiare e distorcere il mercato.
Si crea una situazione di “The Winner Takes It All” che penalizza le aziende più nuove, più piccole e più innovative, non a caso da anni assistiamo alla continua crescita delle aziende più grandi che ormai hanno raggiunto dimensioni spropositate.
E’ possibile che ci possano essere problemi nell’immediato?
Nessuno sa quando questo problema deflagrerà, potrebbe anche non interessare direttamente la nostra generazione come dice lo stesso Michael Green
In realtà, non esiste una “bolla” pronta a esplodere, ma piuttosto una significativa distorsione del mercato a favore delle aziende più grandi e consolidate.
Il rischio maggiore è che il mercato raggiunga un punto di saturazione e poi si stabilizzi per mancanza di nuovi spazi di espansione.
Immaginate cosa accadrebbe se il mercato fosse detenuto al 100% da investitori con filosofia “Buy and Hold” su strumenti passivi come ETF.
In questa situazione il rapporto di domanda/offerta cambierebbe drammaticamente, a quel punto chi e cosa muoverebbe il mercato?
Cosa potrebbero fare le istituzioni?
Dal punto di vista del sistema, è possibile e auspicabile che le più alte istituzioni e autorità decidano di intervenire, ad esempio, imponendo un limite alla dimensione massima dei fondi coinvolti.
Si nota per esempio che con questo andamento le “Small Cap” rischiano di essere escluse dal mercato, basta osservare il Russell 2000 per comprenderlo, poiché da anni si trova in una situazione critica.
Fino a pochi anni fa le Small Cap, per via del loro maggiore rischio, garantivano tendenzialmente maggiori rendimenti, questo trend è completamente sparito negli ultimi anni.
Anche per oggi è tutto, se hai dubbi o suggerimenti su quali sono i regimi fiscali per gli investimenti lascia pure un commento sarò felice di risponderti, spero di rivederti presto su Capitalmente, il tuo blog di finanza personale a porta di click.
Ricordati, come sempre, che l’articolo non rappresenta una sollecitazione all’investimento ma è una mia opinione basata su dati e studi condotti nel tempo.