Bentornato su Capitalmente! Se ti stai chiedendo a che età si può andare in pensione in Italia, la risposta è più complessa di quanto sembri.
L’età pensionabile dipende infatti da diversi fattori: il tipo di pensione (vecchiaia o anticipata), il sistema contributivo in cui ricadi (contributivo, retributivo o misto), eventuali deroghe o misure temporanee (come Quota 103) e persino dall’aspettativa di vita media rilevata dall’ISTAT.
In questo articolo analizziamo tutte le variabili in gioco, l’evoluzione normativa degli ultimi anni e cosa ci aspetta da qui al 2040.
In questo scenario vedremo come la previdenza complementare serva per avere un futuro più sereno.
La pensione di vecchiaia: il requisito base per la maggioranza
Nel sistema italiano, la pensione di vecchiaia rappresenta il trattamento ordinario previsto al raggiungimento di una determinata età anagrafica e con un minimo di anni di contributi.
Nel 2025, l’età per accedere alla pensione di vecchiaia è 67 anni, a condizione di aver maturato almeno 20 anni di contributi.
Questo vale per la generalità dei lavoratori, indipendentemente dal fatto che siano dipendenti del settore pubblico o privato.
L’età di 67 anni è il risultato di un progressivo adeguamento avvenuto negli anni scorsi, in risposta all’aumento dell’aspettativa di vita. Ma, come vedremo più avanti, questa soglia è destinata a salire in funzione della crescita dall’aspettativa di vita.
Sapere a che età si può andare in pensione in Italia significa dunque tenere conto non solo della legge, ma anche dei trend demografici.
La pensione anticipata: quando conta più il tempo che l’età
Oltre alla pensione di vecchiaia, esiste la possibilità di uscire prima dal lavoro con la pensione anticipata, riservata a chi ha maturato un certo numero di anni di contribuzione, a prescindere dall’età anagrafica.
Nel 2025, per accedere alla pensione anticipata servono:
- 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini
- 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne
In questo caso, l’età non conta: ciò che conta è solo aver versato contributi per il numero minimo richiesto.
Tuttavia, anche qui l’aspettativa di vita può giocare un ruolo visto che è previsto un adeguamento automatico dei requisiti contributivi in base all’andamento demografico.
Quota 103: una finestra temporanea per l’uscita flessibile
Nel 2023 è stata introdotta la cosiddetta Quota 103, confermata anche per il 2025. Si tratta di una misura temporanea che consente di andare in pensione a:
- 62 anni di età
- 41 anni di contributi
La somma di età e anni di contributi deve appunto raggiungere 103.
Ma attenzione: Quota 103 è soggetta a penalizzazioni economiche e a finestre mobili per la decorrenza del trattamento pensionistico.
Inoltre, è applicabile solo a chi ha maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2025, salvo ulteriori proroghe.
Contributivo, retributivo e misto: cambia anche il calcolo (e talvolta l’età)
Un altro fattore che incide sull’età di pensionamento riguarda il sistema di calcolo dei contributi:
- Retributivo: basato sulla media delle retribuzioni percepite negli ultimi anni di lavoro. Vale solo per chi ha almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995.
- Contributivo: basato sui contributi effettivamente versati durante l’intera vita lavorativa. Si applica a chi ha iniziato a lavorare dal 1° gennaio 1996.
- Misto: un mix tra i due sistemi, applicabile a chi ha meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995.
Il sistema contributivo può richiedere requisiti più severi: ad esempio, per accedere alla pensione di vecchiaia servono 20 anni di contributi e che l’assegno mensile sia almeno pari a 1,5 volte l’assegno sociale (tranne in caso di pensionamento a 71 anni, dove il vincolo decade).
Quando è entrato in vigore il regime contributivo?
Il passaggio al sistema contributivo è avvenuto con la Legge Dini (L. 335/1995), entrata in vigore il 1° gennaio 1996.
Fu un cambio epocale, motivato dall’insostenibilità del sistema retributivo in un contesto demografico in rapido invecchiamento.
Da allora, ogni nuova generazione di lavoratori è stata inquadrata nel sistema contributivo, con una correlazione molto più stretta tra quanto versato e quanto ricevuto alla fine della carriera.
Il blocco dell’aumento dell’età pensionabile: chi l’ha introdotto e chi l’ha sospeso
Nel 2019, il Governo Conte I (coalizione Lega-M5S) ha introdotto un blocco temporaneo dell’aumento automatico dell’età pensionabile, legata all’aspettativa di vita. Questo congelamento è rimasto in vigore fino al 2022.
Con l’arrivo del Governo Meloni, il blocco non è stato rinnovato, lasciando nuovamente spazio all’automatismo previsto dalla riforma Fornero.
Tuttavia, c’è stato un evento eccezionale a frenare il rialzo dell’età pensionabile: la pandemia da COVID-19.
A causa dell’aumento della mortalità durante il triennio 2020-2022, l’ISTAT ha registrato un calo dell’aspettativa di vita, che ha impedito l’adeguamento verso l’alto dell’età minima per la pensione nel biennio 2023-2024.
Anche per il biennio 2025-2026, in virtù dell’andamento dell’aspettativa di vita, l’età di pensionamento non verrà variata.
E nel 2025? L’aspettativa di vita è tornata a crescere?
Sì, nel 2025 l’aspettativa di vita è nuovamente in aumento, avendo superato i livelli pre-pandemici.
Secondo i dati ISTAT più recenti, l’aspettativa di vita alla nascita è tornata sopra gli 82 anni, con una proiezione stabile verso l’alto.
Tuttavia, il prossimo aggiornamento è previsto nel 2027, quando verranno calcolati gli effetti dell’aspettativa di vita nel triennio 2024-2026. Stando ai dati attuali, nel 2027, l’età pensionabile salirà di 3 mesi:
- Vecchiaia: a 67 anni e 3 mesi
- Anticipata: 43 anni e 1 mese di contributi per gli uomini
- Anticipata: 42 anni e 1 mes2 di contributi per le donne
Chi si chiede oggi a che età si può andare in pensione in Italia, troverà quindi invariati i requisiti almeno fino a quella data.
Proiezione al 2035 e al 2040: quando si andrà in pensione?
Facendo una stima basata sugli andamenti demografici e gli attuali meccanismi di adeguamento, possiamo ipotizzare che:
- Nel 2035, l’età per la pensione di vecchiaia potrebbe arrivare a 68 anni
- Nel 2040, si potrebbe raggiungere la soglia dei 69 anni
Naturalmente, tutto dipenderà dall’effettivo andamento dell’aspettativa di vita dopo i 65 anni, che è il parametro utilizzato per l’adeguamento.
Le attuali stime dell’OCSE e della Ragioneria dello Stato indicano una tendenza al rialzo, anche se meno marcata rispetto al passato.
Il dilemma del Governo Meloni: bloccare di nuovo o lasciare correre?
Nel 2025, il Governo Meloni sta valutando l’ipotesi di reintrodurre un blocco dell’adeguamento automatico dell’età pensionabile, per evitare l’innalzamento a 68 anni nel 2027.
Questa scelta sarebbe popolare tra i lavoratori prossimi alla pensione, ma ha un costo intergenerazionale molto alto.
Infatti, congelare l’età oggi significa spostare il peso sulle generazioni future, che avranno un rapporto tra contributi versati e pensione percepita sempre meno favorevole.
In termini pratici, si rischia di alimentare una spirale di iniquità tra giovani e anziani, in un contesto dove il mercato del lavoro è già fragile e la natalità in costante calo.
Conclusione: un equilibrio delicato tra giustizia sociale e sostenibilità
Capire a che età si può andare in pensione in Italia significa navigare tra norme, deroghe, calcoli attuariali e scelte politiche.
Il sistema pensionistico italiano ha fatto enormi passi per restare sostenibile, ma ogni governo si trova davanti alla stessa domanda: meglio accontentare chi esce oggi o pensare a chi lavora domani?
Il futuro dipende dalla demografia, ma anche dal coraggio delle riforme. E tu, come ti stai preparando per il tuo pensionamento?
Si sicuro se sei giovane devi approfondire e aderire a qualche forma di previdenza complementare per assicurarti un futuro migliore.
Scegliere il comparto giusto è una decisione da molti trascurata ma che, tra 20, 30 o 40 anni, avrà un impatto enorme.
Anche per oggi è tutto, se hai dubbi o suggerimenti lascia pure un commento sarò felice di risponderti, spero di rivederti presto su Capitalmente, il tuo blog di finanza personale a porta di click.
Ricordati, come sempre, che l’articolo non rappresenta una sollecitazione all’investimento ma è una mia opinione basata su dati e studi condotti nel tempo.