28Bentornato su capitalmente, oggi vediamo le differenze tra consulente finanziario e promotore. Sostengo da tempo che ognuno di noi dovrebbe conoscere i concetti base della finanza personale per prendersi cura del proprio patrimonio ma in alcuni casi può aver senso rivolgersi ad un consulente finanziario.
Nel caso tu non abbia voglia di approfondire e studiare questi temi avrai la necessità di affidarti ad un esperto che possa consigliarti e allora ti serve capire quali sono le differenze tra consulente finanziario e promotore.
Consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede
Erroneamente si parla di “promotore finanziario” anche se dal marzo 2016, su delibera della Consob, questa professione è stata ridenominata ufficialmente in “consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede“.
Il consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede, una volta detto promotore finanziario, è un professionista associato a una specifica banca o istituto di credito e si occupa della promozione dei loro prodotti finanziari.
Questo consulente può operare per conto di banche, sia online che tradizionali, come dipendente o come libero professionista con partita IVA
È tenuto a comunicare immediatamente a qualsiasi cliente o potenziale cliente in che veste e per conto di quale società opera.
Chi lavora in banca, come dipendente della banca, non è necessariamente un consulente finanziario.
Consulente finanziario autonomo
Il consulente finanziario autonomo o indipendente opera in maniera indipendente dalle banche e dagli istituti di credito.
Questa indipendenza consente ai consulenti finanziari autonomi di offrire ai clienti una vasta gamma di prodotti finanziari, selezionando le opzioni più adatte disponibili sul mercato senza essere vincolati da un’affiliazione.
Il consulente finanziario autonomo viene quindi pagato direttamente dai clienti, generalmente sotto forma di una percentuale in base al capitale gestito.
Indicativamente la commessione applicata si aggira sul 1% + IVA del patrimonio gestito (per patrimoni superiori al milione di euro solitamente la percentuale si riduce).
Requisiti per svolgere la professione di consulente finanziario
Contrariamente a quanto si possa credere, per svolgere la professione di consulente finanziario (autonomo o abilitato all’offerta fuori sede) è sufficiente:
- Il diploma di istruzione secondaria superiore.
- Aver superato la prova valutativa per ottenere l’idoneità all’iscrizione all’albo OCF (Organismo di vigilanza e tenuta dell’albo unico dei Consulenti Finanziari).
- Possedere requisiti di onorabilità.
Per la qualifica di consulente finanziario autonomo è altresì necessario:
- Dimostrare totale indipendenza da banche e altri intermediari finanziari.
- Iscriversi all’albo OCF nella sezione dei “consulenti finanziari autonomi”.
Quanti sono i consulenti finanziari
Come protrai immaginare in Italia il consulente finanziario autonomo è una vera rarità, questo è frutto della nostra cultura che ci porta ad accettare la parcella dovuta ad un dottore, un commercialista o un avvocato ma non quella di un consulente finanziario autonomo.
Come abbiamo visto il consulente finanziario autonomo è pagato direttamente dalla commissioni dei clienti e questo rappresenta in Italia un grande handicap culturale.
In Italia la maggior parte delle persone si rivolge a banche o consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede per non dover pagare costi diretti sui propri investimenti.
Così facendo si evitano i costi diretti, visibili e misurabili di un consulente finanziario autonomo, in favore di costi indiretti superiori, difficili da vedere e misure.
Nel 2022 gli iscritti all’albo erano indicativamente:
- 51.000 consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede.
- 650 società e consulenti finanziari autonomi.
In cosa consiste la prova valutativa di idoneità
La prova valutativa di idoneità per l’iscrizione all’Albo è un esame che verifica le competenze e le conoscenze del candidato.
E’ un questionario composto da 60 domande a risposta multipla, ognuna con 4 opzione di cui solo una è quella corretta.
40 domande assegnano un punteggio di 2 punti e 20 domande si 1 punto per un totale complessivo di 100 punti. Per superare la prova è necessario ottenere almeno 80 punti e si hanno 85 minuti a disposizione.
L’esame OCF è unico sia per i consulenti finanziari autonomi che per quelli abilitati all’offerta fuori sede.
Tramite il seguente link è possibile verificare l’iscrizione all’albo OCF.
Ma quali sono le differenze tra consulente finanziario e promotore
La sostanziale differenza tra consulenti finanziari autonomi e quelli abilitati all’offerta fuori sede risiede nell’indipendenza dal sistema bancario e finanziario in generale.
Il consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede (una volta detto “promotore”)
Il consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede (una volta detto Promotore), è un agente di vendita monomandatario, assunto o incaricato esternamente da una banca, una SGR (Società di Gestione del Risparmio), una SIM (Società di Intermediazione Mobiliare) o compagnia Assicurativa.
Il suo compito principale è promuovere prodotti finanziari e strumenti finanziari specifici, presenti nel catalogo dell’istituto di credito per cui lavora a prescindere dalla dai costi che questi strumenti hanno.
Il consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede deve sempre cercare di conciliare il miglior interesse del proprio cliente e l’interesse proprio dell’istituto per cui lavora.
Questo equilibrio però è spesso precario perché, in ultima istanza, il consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede viene pagato da un ente terzo (banca, SGR, SIM) e non dal cliente, quindi è tenuto a rendere conto in primis alla banca, SGR o SIM.
Il consulente finanziario autonomo (o indipendente)
Al contrario, il consulente finanziario autonomo è un libero professionista indipendente, che per legge non deve avere nessun legame di natura commerciale e/o economica con gli offerenti di prodotti e servizi finanziari.
Un consulente finanziario autonomo gode della flessibilità di selezionare l’opzione finanziaria o il prodotto più vantaggioso per i suoi clienti tra una vasta gamma di offerte disponibili sul mercato da vari istituti, come banche, SGR e SIM.
Grazie alla sua indipendenza, ha anche l’opportunità di negoziare i costi, le commissioni e i tassi applicati ai conti dei suoi clienti.
Il suo guadagno, al pari di un avvocato o un commercialista, è dato interamente dalla parcella pagata dal cliente.
E’ meglio un consulente finanziario autonomo oppure un consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede?
Parto da una considerazione basilare e fondamentale, in Italia abbiamo una pessima educazione finanziaria e pochissimi sono disposti a “spendere” tempo o denaro per curare le proprie finanze.
Siamo disposti a pagare per una vista medica, per il commercialista o per l’avvocato ma non intendiamo pagare per un professionista che gestisca i nostri soldi oppure non intendiamo studiare i temi di finanza personale e gestire in autonomia i nostri investimenti.
Quindi la maggior parte delle persone si affida alle banche senza considerare che, le spese indirette che gravano sugli investimenti, sono al 99.99% superiori alle spese dirette che avremmo con un consulente finanziario autonomo.
Il tutto si traduce, in linea generale, in investimenti su prodotti più costosi con rendimenti inferiori, come dimostra il confronto di qualche settimana fa tra ETF e fondi comuni di investimento a gestione attiva.
Ma fai attenzione, non c’è nulla da scandalizzarsi di fronte a questo, le banche stanno semplicemente facendo il loro mestiere, non sono delle ONLUS, quindi mettono i loro interessi (quasi sempre) prima di quelli del cliente.
Quindi cosa possiamo fare?
Se stai leggendo questo articolo probabilmente tu sarai, come me, tra coloro che preferiscono conoscere la finanza personale piuttosto che affidarsi completamente agli altri, ma aimè la maggior parte delle persone non ragiona in questo modo.
Personalmente, avendo un capitale modesto da gestire, preferisco cercare di tenermi informato e gestire in autonomia i miei investimenti.
Se un giorno dovessi raggiungere cifre importati mi rivolgerò con tutta probabilità a società o consulenti finanziari autonomi, per essere sicuro di ricevere la consulenza più giusta per i miei interessi non per quelli degli altri…
La mia personale proposta per i consulenti finanziari autonomi
Se posso fare una mia “inutile” considerazione sulla figura/professione del consulente finanziario autonomo direi che andrebbe trovata una formula per legare la % di commissione non tanto al capitale gestito ma quanto ai guadagni realizzati.
- Da un lato, se investo 1.000.000 di euro e in un anno guadagno 70.000 euro non avrò problemi a pagare parcelle pari a 10.700 euro + IVA (1% di 1.070.000 + IVA).
- Dall’altro se nello stesso anno realizzo una perdita di 70.000 euro mi darà più “fastidio” dover pagare anche una parcella pari 9.300 euro + IVA (1% di 930.000 + IVA).
Non intendo ovviamente dire che in caso di perdite il consulente, che comunque avrà fatto il suo lavoro, non vada pagato, ma sarebbe più trasparente che il suo guadagno fosse proporzionale al guadagno raggiunto e non fisso sul capitale gestito, ad esempio:
- in caso di perdite la parcella diventa 0.50 % +IVA
- in caso di guadagno fino al 5% diventa 0.75 % + IVA
- in caso di guadagno fino al 10% diventa 1 % + IVA
- in caso di guadagno fino al 15% diventa 1.25 % + IVA
Ovviamente questa è solo una mia idea, non vale nulla, però può servire come spunto di riflessione.
Anche per oggi è tutto, se avete dubbi o suggerimenti lasciate pure un commento, spero di rivedervi presto su capitalmente, il vostro blog di finanza personale a porta di click.
Ricordatevi, come sempre, che l’articolo non rappresenta una sollecitazione all’investimento ma è una mia opinione basata su dati e studi condotti nel tempo.
2 Commenti
Christian
5 mesi faBuon giorno Stefano, sulla parcella hai consulenti autonomi io avrei un’ulteriore idea, visto che le hai confrontati ad avvocati commercialisti perché non pagarli a tariffa oraria? Se voglio un consulto per verificare il mio portafoglio decisamente passivo una volta ogni anno o meno per ribilanciarlo dove impiegherà al massimo 3 ore , perché mi deve pesare in 1%,se non di più,sul capitale?(dove gli devi aggiungere sempre le commissioni bancarie per fare le operazioni che ti indica, a breve arriviamo alle percentuale dei fondi attivi….) è un’assurdità! La tariffa va fatta sulla complessità del portafoglio che uno vuole o oraria. Comunque fra i due tifo gli autonomi, anche se devono cambiare politica per aver successo. La soluzione? Iniziare ad insegnare a scuola almeno le basi della finanza personale. Al prossimo articolo.
Stefano F.
5 mesi faCiao Christian, mi trovi d’accordo.
Qualcuno esiste che applica anche la tariffazione oraria che secondo me in certi casi è ottima.
Su un video recente di MR. Rip, che ho trovato molto molto interessante e che mi ha fatto capire quante cose ancora NON so di Finanza, viene presentato un consulente che opera anche in questo modo.
https://www.youtube.com/watch?v=_qLaxj0dHtQ