Bentornato su Capitalmente! Purtroppo, dopo mesi in cui l’economia sembrava andare a gonfie vele, la tendenza si è invertita ed ora più che mai è necessario ricordare cosa non fare durante un bear market.

In molti temevano una bolla legata all’intelligenza artificiale ma, a far scoppiare la crisi, sono bastati i tanto paventati dazi imposti da Trump.

In questo scenario, sapere cosa non fare durante un bear market è fondamentale per proteggere i propri investimenti e, anzi, cogliere opportunità che possono rivelarsi straordinarie nel lungo periodo.

Non farti prendere dal panico

Il primo errore, forse il più comune, è lasciarsi dominare dalla paura.

Quando i mercati crollano, il panico è un virus che si diffonde rapidamente, proprio come nella celebre scena de “Il Re Leone” in cui la mandria impazzita travolge tutto ciò che incontra.

Vendere in preda all’emotività è il modo più sicuro per trasformare una perdita temporanea in una definitiva.

Non farti prendere dal panico

Se sei un investitore di lungo termine, è importante ricordare che i mercati azionari si muovono in cicli.

Le fasi ribassiste sono dolorose, ma fanno parte del gioco e statisticamente sono sempre seguite, prima o poi, da nuove fasi di crescita.

La storia è piena di esempi: dal crollo del 1929 alla crisi dei mutui subprime del 2008, chi ha avuto pazienza è stato ampiamente ricompensato.

Come dice Warren Buffet: “The stock market is a device for transferring money from the impatient to the patient.”

In italiano: “Il mercato azionario è uno strumento per trasferire denaro dagli impazienti ai pazienti.

Non svendere i tuoi investimenti

Quando i prezzi scendono, la tentazione di “tagliare le perdite” è forte. Ma vendere ora equivale a partecipare alla corsa verso il basso.

È un po’ come essere su una barca in tempesta: chi salta fuori sperando di salvarsi subito rischia di affogare, mentre chi resta saldo e gestisce la situazione ha più probabilità di arrivare a riva.

Non svendere i tuoi investimenti

In realtà, se i tuoi investimenti sono stati scelti con criterio – con strumenti ben diversificati e con la giusta asset allocation – questo è proprio il momento di tenerli stretti.

Vendere ora significa rinunciare al potenziale di recupero che, storicamente, si è sempre manifestato nei mesi e negli anni successivi a un bear market.

Inoltre, ricorda che, soprattutto se sei all’inizio della tua fase di accumulo, il rischio di sequenza suggerisce che è preferibile affrontare i bear market nelle prime fasi di accumulo, quando hai ancora tempo per recuperare, piuttosto che alla fine, quando il margine di recupero è più ridotto.

Non tentare di prevedere il minimo del mercato

Nessuno sa se i prezzi scenderanno ancora o meno. Pretendere di azzeccare il punto più basso è un’illusione, come cercare di afferrare una piuma portata dal vento.

I professionisti più esperti non riescono a farlo con costanza, figuriamoci un investitore privato.

Capire cosa non fare durante un bear market ti aiuta a focalizzarti su ciò che puoi controllare: la tua disciplina, la tua capacità di resistere alle emozioni e la coerenza con la tua strategia di lungo termine.

Il mercato guarda avanti e ha già prezzato gli effetti economici dei dazi. Ora si tratta di capire se Trump, una volta ottenuto quello che vuole, tornerà a più miti consigli.

Non tentare di prevedere il minimo del mercato

Anche se la mia opinione conta come un 2 di picche con briscole a bastoni, credo che Trump non possa permettersi di presentarsi ai suoi elettori con risultati disastrosi.

Soprattutto considerando che anche gli americani stanno perdendo molti soldi sui mercati finanziari e che questo provocherà malcontento e una riduzione del potere di spesa anche del popolo americano.

Questo fa sperare in un’eventuale inversione di rotta prima che la situazione degeneri in una vera recessione. Ma, di nuovo, nessuno può prevederlo con certezza.

Non ignorare le opportunità

Se hai liquidità da parte, probabilmente è cosa buona investirla ora che i prezzi sono a sconto.

Pensaci come ai saldi di fine stagione: è il momento in cui puoi acquistare abbigliamento di alta qualità a metà prezzo.

Allo stesso modo, ETF azionari globali ben diversificati potrebbero essere disponibili a valutazioni estremamente interessanti.

Una strategia intelligente può essere quella del “dollar cost averaging” (in italiano PAC): investire somme fisse a intervalli regolari.

Così, se i prezzi scenderanno ancora, comprerai a prezzi ancora più bassi; se saliranno, avrai comunque acquistato a buon mercato.

Ad esempio un ETF come il Vanguard FTSE All-World UCITS ETF USD Acc (VWCE), che investe in oltre 3.500 azioni di aziende a grande e media capitalizzazione distribuite in tutto il mondo, sia nei mercati sviluppati che in quelli emergenti.

Questo strumento, progettato per offrire un’esposizione globale ampia e diversificata replicando l’indice FTSE All-World, ha registrato una perdita di quasi sopra il 20% in valuta euro (mentre scrivo l’articolo).

Se sei un investitore di lungo periodo e credi nella crescita dell’economia globale, oggi ha ancora più senso investire in strumenti come questo.

Se invece pensi che questa crisi possa non avere mai fine, allora probabilmente non dovresti investire sui mercati finanziari, poiché ribassi come questi non sono un’eccezione, ma la regola.

Non ignorare le opportunità

Non trascurare la gestione del rischio

Anche in un bear market è fondamentale mantenere una corretta diversificazione.

Non puntare tutto su un solo settore, anche se ora ti sembra quello più penalizzato e, quindi, promettente.

Ricorda il vecchio adagio: non mettere tutte le uova nello stesso paniere.

Un portafoglio ben bilanciato ti aiuterà a contenere le perdite e a partecipare alla ripresa futura.

Mantieni in portafoglio anche asset più difensivi, come obbligazioni di alta qualità o oro, che storicamente tendono a performare meglio nei momenti di turbolenza.

Capire la frequenza delle correzioni e dei bear market

Come ho avuto modo di spiegare nell’articolo “Cosa sono bear market e bull market“, guardando ai dati storici dell’S&P 500, emerge un quadro rassicurante: una correzione di mercato, ovvero un calo del 10% o più dai massimi, si verifica mediamente ogni 1-2 anni.

Si tratta quindi di un evento frequente, che fa parte del normale respiro dei mercati.

Un vero e proprio bear market, definito come un calo del 20% o più, è invece più raro.

Storicamente, si è verificato circa ogni 3-4 anni.

Questo dato ci ricorda che fasi di forte ribasso non sono anomalie, ma componenti fisiologiche del ciclo economico.

Capire la frequenza delle correzioni e dei bear market

Ad esempio, tra il 1928 e il 2024, l’S&P 500 ha vissuto più di venti bear market, ma ogni volta è riuscito a recuperare e a raggiungere nuovi massimi storici.

Avere questa prospettiva aiuta a mettere in scala la situazione attuale e a mantenere la calma necessaria per prendere decisioni razionali.

Non dimenticare l’importanza della pazienza

Investire è un po’ come coltivare un albero da frutto. Ci vuole tempo, costanza e fiducia nel processo.

Il bear market può sembrare un gelido inverno, ma è proprio in questa stagione che le radici si rafforzano, preparando la pianta a una nuova fioritura.

Sapere cosa non fare durante un bear market ti permette di affrontare queste fasi con la serenità di chi conosce le dinamiche di lungo periodo dei mercati finanziari.

Se manterrai la calma, eviterai gli errori più comuni e sfrutterai le opportunità che si presentano, il futuro potrebbe riservarti sorprese molto positive.

Dopotutto, anche nelle fasi più buie della storia dei mercati, la crescita a lungo termine non è mai venuta meno.

In conclusione, sapere cosa non fare durante un bear market può fare la differenza tra uscire dalla crisi più povero o più ricco.

Tieni a mente questi principi, agisci con razionalità e prepara il terreno per raccogliere i frutti quando tornerà il sole.

Anche per oggi è tutto, se hai dubbi o suggerimenti lascia pure un commento sarò felice di risponderti, spero di rivederti presto su Capitalmente, il tuo blog di finanza personale a porta di click.

Ricordati, come sempre, che l’articolo non rappresenta una sollecitazione all’investimento ma è una mia opinione basata su dati e studi condotti nel tempo.